AMEDEO CENCINI
LA VITA AL RITMO DELLA PAROLA
SAN PAOLO 2008
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Parola di Dio e formazione permanente |
Lectio divina: ritmo quotidiano |
Confessio laudis, Confessio vitae: ritmo mensile |
Christus totus: |
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Introduzione Formazione permanente ordinaria e straordinaria Due anime La Parola di Dio Parola di Dio Ritmo e ritmi «Dio segna i ritmi
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Lectio matutina |
La Parola della domenica: Parola da annunciare Il primo destinatario Gnosticismo clericale La Parola della domenica: Parola da condividere Il magistero del fratello Collatio e formazione permanente Primato di Dio Ma il prete santifica la festa? «Bocca a bocca
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Dalla lectio alla dilectio Liturgia delle Ore Ritiro spirituale Celebrazione della misericordia Lasciarsi leggere-trafiggere dalla Parola (la verità dell'io) Lasciarsi
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Mistagogia dalla teo-logia alla teo-patia Teo-logia Teo-fania Teo-patia Una Parola all'anno Esercizi spirituali Dall' esame-di-coscienza all'esame-alla-coscienza Diario spirituale (o la mia storia-di-salvezza) Conclusione
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CHRISTUS TOTUS: RITMO ANNUALE
C'è una ricchezza e densità di senso nella fede cristiana che non può esser detta e contenuta entro il ritmo quotidiano, settimanale e mensile, ma che ha bisogno di distendersi lungo una sequenza più lunga di tempo e di tempi. È quella stessa ricchezza e densità significativa che è connessa al mistero del Figlio, al suo volto umano e divino, fascinoso e drammatico, alla sua storia di kenosi e innalzamento, di passione e resurrezione... Questo mistero sono i misteri della vita di Gesù, attraverso i quali s'è compiuta la storia di salvezza del genere umano, e che la tradizione della chiesa ha sapientemente distribuito lungo l'anno, in una successione che consente di cogliere e vivere quel mysterium salutis adombrato in ognuno d'essi e rivelato dall'insieme.
L'anno diventa così "anno liturgico" e i suoi tempi vengono segnati e ritmati da quegli stessi misteri, anzi ne assumono il nome: sequenza temporale non più scandita dallo scorrere anonimo e monotono di giorni, l'uno che inciampa o si ripete nell'altro, ma riempita di sacro e di quella Parola, in particolare, che la rende spazio ove il mistero s'annuncia e si celebra, svelandosi in tutta la sua sfolgorante bellezza: il Christus totus (52).
Teo-logia
Strumento di questa formazione permanente è ancora una volta la Parola. Poiché è attraverso essa che il mistero si svela o si propone in tutta la sua densità. È sempre la Parola che prende per mano il credente, e lo conduce verso la comprensione del mistero celebrato, da quello dell'incarnazione a quello della morte e resurrezione. È la fase che potremmo chiamare "teologica", quella in cui la mente cerca, e la Parola -logos è oggetto di riflessione. La prima fase.
Se il contatto è fedele e regolare, sincero e docile, il credente inizia a percepire nel mistero studiato la fonte della propria identità, o quanto meno avverte che quella Parola lo riguarda da vicino. Ma corre anche un rischio, quello di intellettualizzare la cosa e di porre come centro dinamico del riflettere il suo proprio io, girandogli vanamente attorno e generando così una situazione statica, come se la Parola non fosse persona viva o fosse solo una cosa da capire. Molti credenti si fermano qui, specie certi "dottori della legge" .
Mistagogia dell'anno liturgico: dalla teo-logia alla teo-patia
In tal senso l'anno liturgico è autentica scuola o preciso cammino formativo,l'unico, quello da percorrere ogni giorno di vita. Poiché in quel mistero il credente ritrova anche se stesso e il compimento della propria identità; rispecchiandosi nel Figlio e nel suo volto coglie la propria dignità e il proprio volto (53); contemplando e celebrando i suoi misteri intravede da dove egli stesso viene e a cosa è chiamato; lasciandosi educare e formare dal ritmo dell'anno liturgico coi suoi tempi raggiunge la sua piena maturità, quella che conviene a chi ha scoperto la propria identità «nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3). È il senso mistagogico della liturgia celebrata lungo l'anno. Senso che normalmente procede attraverso queste tre tappe.
Teo-fania
Il mistero celebrato nel tempo liturgico è ora contemplato. Non più solo la riflessione, ma la visione e l'ascolto; non più solo l'applicazione intellettuale, ma la partecipazione dell'uomo intero, con tutti i suoi sensi; non più una verità da scrutare, ma un volto da contemplare, dunque un tu, che pronuncia quella parola. Soprattutto non più solo ricerca soggettiva, per quanto accurata, ma ascolto d'un altro, baricentro che si sposta sempre più verso l'esterno, verso qualcosa che mi è donato gratuitamente, che ha una sua propria fisionomia, che non dipende da me, ma al tempo stesso, e qui è il punto decisivo e straordinario, mi indica il mio volto, la mia fisionomia, il mio modo d'essere. È la mia verità!
Ma è ancora e sempre la Parola che conduce lungo questo percorso in cui il credente ripercorre i misteri della vita del Figlio, celebrati e resi "visibili" nell' anno liturgico, come una storia che in qualche modo anticipa la sua personale storia e ne lascia intravedere le tappe in quei misteri. È Parola viva e dinamica, che apre orizzonti impensati. Ma chiede tempi di silenzio e ascolto, di contemplazione orante e adorante, per non correre il rischio di voler vedere e capire tutto. Un po' come Mosè dinanzi al roveto ardente.
Teo-patia
È il punto d'arrivo: non solo riflettere o vedere/ ascoltare e basta, ma giungere a vivere il mistero celebrato, rivivendo sulla propria pelle il senso dell' attesa d'Israele, come poi della kenosi del Figlio, o del drammatico cammino verso Gerusalemme o della solitudine del Getsemani o dei giorni della Pasqua ecc. Quei misteri sono le stagioni esistenziali del credente che si succedono davvero durante l'anno, concorrendo tutte verso la nascita in lui dell'uomo nuovo, perché il Padre ritrovi in lui il Figlio suo amato, in un intreccio di sentimenti che riproducano sempre più in lui gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, nell'incontro con l'inevitabile dramma della vita.
Qui, infatti, la Parola va vissuta con passione, nel senso più pieno dell' espressione, in un contatto e confronto vitale che fa emergere demoni e fantasmi del cuore umano e giunge alla lotta con Dio, che espone alla prova e alla tentazione, ma fa pure assaporare la gioia di dare a Dio lo spazio intero della vita perché in essa continui la vita del Figlio, quasi un'incarnazione da cui fluisce ancora salvezza (54). Mistero grande!
È la piena docibilitas dinanzi alla Parola.
Una Parola all'anno
Il ritmo annuale è quello dunque dato dall'anno liturgico e da quella Parola che lo accompagna, fase per fase. Ma il singolo può fare anche qualcosa di più per compiere un cammino sempre più personale nell'incedere dei giorni e degli anni.
Sappiamo quanto sia importante, ai fini della formazione permanente, non subire la vita che scorre, ma esser intraprendenti e vigilanti in ogni età della vita, per portare avanti un programma ben pensato di crescita personale, particolarmente dando attenzione alle aree più deboli, e cercando le ragioni profonde della propria conversione. Insomma, è importante che ognuno si costruisca ogni anno il proprio progetto formativo, così com'è importante che esso parta dalla Parola e trovi in essa la forza della metanoia, i suoi passi e il suo punto d'arrivo.
Potrebbe, in concreto, scegliere un versetto o un brano della Scrittura o una parabola evangelica per articolare attorno a esso il proprio cammino annuale. Da metter magari per iscritto e tenere di frequente sotto gli occhi. E rivederlo, in sede di verifica, in occasione dei ritiri mensili e degli esercizi annuali.
C'è di nuovo chi sorride con sufficienza dinanzi a queste semplici proposte, c'è chi invece le prende con serietà e ne fa uso intelligente.
Forse è da ricercare anche qui la differenza tra chi vive nella formazione permanente e dà, per questo, valore a tutto e resta "giovane", e chi invece non sa più riconoscere il ruolo delle normali mediazioni formative, invecchia precocemente e muore lentamente nella frustrazione permanente; o tra chi si lascia formare dalla Parola e chi ha paura di lasciarsi leggere dalla Parola; o tra la docibilitas di chi impara da ogni Parola che esce della bocca del Padre e cresce sempre, e la indocibilitas di chi pretende di essere lui a scegliere il cammino e non si muove mai!
Esercizi spirituali
Come il ritiro scandisce il ritmo mensile, così gli esercizi scandiscono quello annuale. In effetti potremmo qui sostanzialmente ripetere quanto detto a proposito del "vecchio" ritiro mensile, che aveva finito per assumere un tono piuttosto qualunquistico di generica conferenza spirituale su temi ascetici, e dell' esigenza di caratterizzarlo oggi come momento di risonanza della Parola nella vita del credente. Ma potremmo anche aggiungere un paio di suggerimenti.
Dall' esame-di-coscienza all' esame-alla-coscienza
Nel momento degli esercizi annuali è normale fare una verifica, guardando indietro all'anno trascorso, magari facendo un bell'esame di coscienza alla luce della Parola-del-giorno, come già sottolineato. Ma ci si potrebbe spingere un po' oltre, per fare un bell'esame alla coscienza (o della coscienza), sempre dinanzi alla Parola, s'intende. Quale la differenza, per quanto sottile? Nell'esame (classico) di coscienza è essa stessa il soggetto, è la mia coscienza che, pur prendendo lo spunto dalla Parola, indaga sul mio operato, dai sottili moti del cuore agli evidenti gesti esteriori; nell' esame della coscienza è invece la Parola del Signore nel suo insieme, come criterio di giudizio, che indaga sulla coscienza, la scruta e mette in discussione, le chiede se sta operando secondo la Parola stessa o se sta usando, forse senz'avvedersene, altri criteri di giudizio. Una specie di radicale revisione del motore, o di formazione permanente della coscienza, gestita dalla Parola (55).
È importante ogni tanto fare questo secondo tipo d'esame, per impedire che poco per volta s'infiltrino modalità strane di discernimento, con concessioni e compromessi vari, troppo condizionati dal proprio io e dai suoi gusti. E domandarsi, ad esempio: «Come mai oggi il mio cuore o la mia sensibilità morale mi fa sentire lecita quella cosa o quell'atteggiamento? Sono proprio sicuro che è un giudizio secondo Dio e la sua Parola?» (56). È grazie a questo tipo d'esame che la sensibilità morale può esser monitorata e corretta, per formarsi nella direzione giusta.
Diario spirituale (o la mia storia-di-salvezza)
Nel cap. 1 abbiamo detto della lectio scripta, e dei vantaggi dello scrivere a livello psicologico e spirituale. Allo stesso modo ribadiamo ora che potrebbe essere cosa buona annotare la propria esperienza interiore alla luce della Parola, precisare anche con lo scritto il proprio cammino, affidare al pezzo di carta le proprie attese e ansie, non solo per formulare meglio tutto ciò, ma per prenderne più coscienza, e non solo dinanzi a sé. Anche il rapporto con Dio, infatti, può avvantaggiarsi enormemente dallo scritto, perché in fondo il credente scrivendo di sé parla di Lui, o risponde con sue parole alle Parole di Dio, o scrivendo la propria storia vi legge più chiaramente il mistero della Parola che in essa s'è compiuta rendendola storia sacra, storia-di-salvezza. E così anche questa operazione nasce dalla Parola e a essa torna (57).
Non è detto che il diario debba esser fatto ogni giorno: ognuno deve avere la propria cadenza al riguardo, ma nemmeno negare a priori la cosa. Una volta all' anno potrebbe essere la misura minima, e magari pian piano estendersi ad altri momenti.
Ciò che conta è che anche questo piccolo strumento divenga parte del ritmo della vita, sempre più scandito dalla Parola dell'Eterno, di colui che «segna i ritmi del mondo: i giorni, i secoli, il tempo» (58).
CONCLUSIONE
Nessuna pretesa di novità in queste pagine; abbiamo solo indicato una modalità di vita o un metodo attraverso il quale portare e riportare ogni giorno la Parola di Dio al centro della vita dell'uomo e del credente. Potremmo definirlo "lo stile del pellegrino della Parola" , ovvero di colui che cammina per le strade della vita, cammina sempre, di giorno e di notte, senza fermarsi mai, ma assumendo varie andature, ora a passo lento, ora più spedito, a seconda del percorso e delle sue personali condizioni, ma pure del tempo che sta vivendo. Sono i ritmi della vita: quotidiano, settimanale, mensile e annuale.
Ricapitoliamo, allora, con una tavola riassuntiva quanto fin qui visto.
Tav.2: La vita al ritmo della Parola
Ritmi |
Attività |
Articolazioni |
Finalità |
Modalità |
|
spirituale centrale |
del ritmo |
specifica |
ascetica |
Quotidiano |
Lectio divina quotidiana |
Lectio matutina-divina- |
La Parola , inizio e |
Regolarità della |
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-scripta-continua- |
termine, cuore e centro |
lectio quotidiana |
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|
-vespertina (nocturna) |
d'ogni giorno |
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Settimanale |
Parola della domenica |
Parola da contemplare, |
Amare e vivere la Parola |
Equilibrio |
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condividere |
che si annuncia |
azione e contemplazione |
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Mensile |
Liturgia delle Ore |
|
Lasciarsi leggere, |
Fedeltà |
|
Ritiro |
|
giudicare |
adorante, |
|
Confessione |
|
e riconciliare |
penitente |
|
dalla Parola |
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Annuale |
Anno liturgico |
Teo-logia |
Celebrare la Parola |
La liturgia come |
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Esercizi spirituali |
Teo-fania |
per rivivere in sé i |
formazione permanente |
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Diario spirituale |
Teo-patia |
misteri di Cristo |
Quelli presentati accanto sono anche i modi diversi di riferirsi a una Parola che assume significati diversi nelle varie fasi della vita: luce di verità nel cammino, pane fresco che dà vigore ai passi, spada che penetra nelle profondità dell’io, compagna fedele di viaggio, ma pure mistero e attesa, sorpresa e ricerca, amarezza e dolcezza.
Al termine del viaggio questa Parola si svelerà, o svelerà il volto e il cuore da cui senza sosta proviene. Sarà il tempo in cui non ci sarà più bisogno di parole, e vi sarà un solo ritmo: quello dei battiti del cuore dell’Eterno!
NOTE
[52] Cfr. A. Cencini, Il respiro, 157-163.
[53] Cristo, Dio e uomo qual è, «svela pienamente l'uomo all'uomo» (Gaudium et Spes, 22).
[54] Penso qui non solo alle grandi prove di certi mistici, da Giovanni della Croce a Teresa di Calcutta o a Adrienne von Speyr, ma alla normale fatica di vivere la fede nella dimensione della pasqua. È la prospettiva teologica della «grazia a caro prezzo» di D. Bonhoeffer (cfr. Sequela, Brescia 1971) o della Teodrammatica di H.V. Von Balthasar (cfr. Teodrammatica, Milano 1982-1983).
[55] È bene infatti ricordare che esiste certo libertà di coscienza, ma non esiste libertà (nel senso di assenza di criteri) nella formazione della coscienza, almeno per il credente.
[56] È utile e forse indispensabile fare questo esame quando, ad esempio, in una relazione affettiva la persona si trova a mettere in atto gesti e modalità comunicative che forse in altro tempo più "tranquillo" avrebbe giudicato meno convenienti: «Come mai la mia coscienza ora giudica in modo diverso?». Su questo problema cfr. A. Cencini, Verginità e celibato oggi. Per una sessualità pasquale, Bologna 2006,115-120; 147-157.
[57] Ho approfondito il tema in A. Cencini, La verità, 379-384.
[58] Dall'inno di Nona della Liturgia delle Ore.