TAGORE
NOIBEDDO
(OFFERTA)
Traduzione di P. MARINO RIGON S. X.
Edizioni ESCA - Vicenza 1975
1. Davanti a Te 2. Questa mia casa 3. Testimone 4. Nel tempio della vita 5. Non tornare indietro 6. La natura incanta l'animo 7. Padrone della vita 8. Legherò lo spirito 9. Non ho capito 10. Tu sei più vicino 11. Se c'è fiducia... 12. Immerso in Te 13. Lascerò tutti gli onori 14. Lontano da Te 15. Apri tutte le porte 16. Offerta 17. Ho così poco... 18. L'angelo della morte 19. Ogni giorno canterò 20. Lasciami libero 21. La mia barca 22. Tu sei solo! 23. Pace d'autunno 24. Ho perduto il giorno 25. I miei canti |
26. Vita 27. Terra 28. Vieni, o Padrone! 29. Tu solo 30. Libertà 31. Colpisci le corde 32. Tu parlavi al mio cuore 33. Ho potuto sentire 34. Quando vieni Tu... 35. In mezzo alle stelle 36. Ai tuoi piedi 37. Guarderò a Te 38. All'aurora 39. Il tuo tempo 40. Non ho potuto capire 41. Piccoli grani di sabbia 42. Appuntamento 43. Oceano 44. Ultimo significato 45. Devozione 46. Nel seno della natura 47. Fammi libero 48. Allontana tutte le paure 49. Per vederti 50. Pupazzi di gioco |
51. Salire in alto 52. Dov'è la via? 53. Tuo, eternamente 54. La tua gloria 55. Verso di Te 56. La verità si spegnerà? 57. Coraggio 58. Al tuo canto 59. Dove siamo noi? 60. C'è solo Lui 61. Figli dell'eternità 62. Non ho lasciato la speranza 63. India 64. Interessi 65. Interesse 66. Occidente 67. Ai suoi Piedi 68. Patria 69. Io adoro Lui 70. Giustizia 71. Solo tu 72. Senza paura 73. Pace serena 74. Il tuo sorriso 75. Il tuo trono |
76. La sua gloria |
PRESENTAZIONE
Tagore compose il Noibeddo in quattro mesi (dal dicembre 1900 all' aprile 1901). È il tempo della composizione di Cirocumar, di Nostonir, di Ciocher Bali. Nel 1900 era stato pubblicato il Conica.
Il Noibeddo è stato composto dal Poeta in mezzo a tante preoccupazioni, nelle pene e nelle critiche, nelle incertezze delle lotte quotidiane. Una prima pubblicazione di un gruppo di dodici poesie si ebbe nel maggio del 1907; tutte le poesie furono pubblicate poi nel luglio dello stesso anno.
Appena il libro fu pubblicato, Tagore scrisse: «Non vedo il libro del Noibeddo come gli altri miei libri. Se la gente dice che non capisce, che non va bene questo o quello, non mi tocca per niente. Se questo libro sarà accettato da Colui cui è stato offerto, io non aspetto certo lodi o critiche da nessuno ».
Le idee ispiratrici di Noibeddo vengono dagli antichi Upanissad, trattati spirituali che risalgono ad alcuni secoli prima di Cristo. Altra fonte ispiratrice fu il pensiero del famoso poeta sanscrito Kalidas.
Sotto l'influenza degli ideali del passato Tagore si arricchisce e compone le poesie del Noibeddo con ardore, nella semplicità e nella chiarezza. Vi possiamo distinguere tre rivi:
- l'espressione dei suoi sentimenti a Dio: una preghiera che è dono solenne, coraggioso e sicuro;
- una preghiera a Dio perché liberi l'India dal pericolo di non accettare la vera grandezza umana e la vera religione libera da ogni superstizione;
- dolore per la guerra e pena per la patria oltraggiata.
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La prima parte, la più ampia, è una piena coscienza di Dio. Il Poeta offre la sua preghiera a Dio, perché lo confermi nella verità, perché gli dia fermezza nel dolore e nell'indigenza, perché lo renda deciso nel dovere e nella giustizia. Queste prime poesie sono canti al Padrone della Vita e poi quasi tutte si sciolgono in fervorosa preghiera.
Tagore esprime con rinnovato slancio la propria do nazione a Dio a costo di abbandonare tutti gli orgogli:
« Lascerò tutti gli onori
ma non l'onore di servire Te» (n. 13).
Attraverso una devozione semplice il Poeta avanza nella sua esperienza e in questo cammino si avvicina sempre più alla Pienezza. È un cammino che non è sciolto dai legami della terra, come dirà Tagore stesso in Attapori:
« La natura con le sue forme, colori, profumi, nettare; l'uomo con la sua intelligenza, con il suo amore ed affetto mi hanno estasiato. Io ho creduto a questo incantesimo e non posso biasimare questa magia. Queste cose non mi hanno legato; mi hanno fatto libero, mi hanno fatto espandere fuori: la corda che tira la barca non lega, ma la fa andare avanti. Qualcuno corre velocemente ed è cosciente del suo andare. Qualche altro cammina per una strada falsa e pensa di essersi imprigionato in qualche luogo. Ma di fatto tutti camminiamo, tutti sotto l'attrazione del mondo e della terra, tutti i giorni, chi più, chi meno, dalla propria direzione tratti alla direzione dell'Essere Supremo. Come noi possiamo pensare, i nostri fratelli, i nostri cari, i nostri figli non ci legano fermi in un luogo. La luce non ci fa vedere soltanto ciò che cerchiamo, ma illumina tutte le cose: l'amore supera l'oggetto dell'amore. Iddio ci attira attraverso la bellezza della creazione, attraverso le gentilezze dei nostri cari; non c'è nessun altro al di fuori di Lui che ci possa attirare. Attraverso il vero amore delle cose veniamo all'esperienza della perfetta gioia dell'estasi. Attraverso le forme visibili della terra noi possiamo sentire queste cose invisibili. lo chiamo ciò adorazione della libertà. lo sono in estasi in mezzo al mondo: in questa esaltazione io gusto la libertà ».
Tagore tuttavia non è soddisfatto di sentire Dio dentro le forme del finito, nei simboli; egli desidera sperimentarLo nell'infinito:
« O Senza Limiti,
verso questo inaccessibile,
questo impensabile,
notte e giorno
io terrò aperta la porta del mio spirito» (n. 80).
Per incontrarsi con la gloria di Dio occorre una dedizione totale alla verità, alla giustizia, alla grandezza: «Giacché per abbassarsi davanti a Te bisogna salire in alto ».
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Il secondo tema del Noibeddo è l'India. Questa terra è caduta dai puri ideali dell'umana grandezza ed è affondata negli ultimi stadi di decadenza, perché non ha accolto la vera religione libera da ogni superstizione.
L'India deve lasciare tutte le divisioni, tutte le separazioni, tutte le piccolezze, i nazionalismi per dare esempio di unità. « La capacità di andare in mezzo agli altri e di accogliere gli altri tutti come propri, è una magia propria del genio. Noi vediamo che l'India ha questo genio. L'India senza esitazione è andata agli altri. Ha accolto la gente incivile e l'ha ispirata con i propri sentimenti. L'India non ha disprezzato alcuno e tutti ha accolto in seno come suoi ».
Il Poeta pensa che l'India sia la terra dell'unione di tutti gli uomini. La formula magica di questa unione sarà un'intelligenza libera da ogni superstizione.
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Il terzo tema di Noibeddo è il dolore per la Patria offesa ed umiliata dalla dominazione inglese. In questa sofferenza sono comprese tutte le sofferenze dell'umanità. Tagore scrive in Somajbad: «L'invidia e le brame dell'Europa hanno oltraggiato la pace. In Africa hanno portato il fuoco, in Cina hanno passato anche le misure dei bruti, e le preghiere di giustizia sono state dimenticate ».
Il principale oggetto del Noibeddo è l'amore di Dio; si rivela, però, anche l'ansia per il bene di tutti gli uomini. Egli non può vedere il mondo diviso; perciò, come pena per la sua Patria, così soffre per l'ingiustizia degli altri paesi.
Tutti questi motivi rendono la raccolta di poesie del Noibeddo viva, toccante, ricca di valori universali, che trascendono nazionalismi, 'credo' religiosi o particolarismi.
Incontrarsi con Tagore attraverso queste poesie significa mettersi in contatto con Dio in ogni situazione della vita, in ogni aspetto della natura. Dio è sempre presente, dentro e fuori, vicino e lontano, ed il Poeta sa vederLo, sa incontrarsi con Lui e soprattutto sa farci incontrare con Lui.
ANNUNZIATA RIGON
Al mio’clan’
che sempre
a me è stato vicino
MARINO RIGON
Ogni giorno, o Padrone della vita, Sotto il tuo cielo senza rive, In questo mondo vario, Quando in questo mondo
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Fa' tua questa mia casa Siano dissipate le tenebre La tua lampada trasformante Io accendo lumi, ma bruciano solo,
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O Testimonio dell'animo, Risvegliato alla viva luce, Un lavoro dopo l'altro, Al tramonto in casa penso:
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Nel tempio della vita pare Ritorno dal tuo bel mondo Alla tua parola di pace Vedo per tutto il cielo
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Se qualche volta trovi chiusa Se qualche giorno le corde del flauto Se qualche volta la tua voce Se qualche giorno faccio sedere
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È quando la natura incanta l'animo O intimo Testimone, perdona Se scende nello spirito In un momento, senza fatica,
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In mezzo a tutte le gioie Il giorno che, contemplando la terra, Più e più volte con la tua mano, Tu sei mio padre, mia madre,
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Tutte le parole della poesia Trema la limitatezza del mio cuore, Tu darai splendore al lavoro In mezzo alle delizie dell'amore
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Pur non capendo, ho capito Non so chi porta il tuo messaggio Il tuo regno si estende di spazio in spazio, Nel silenzio profondo dell'animo,
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Chi mi è accanto stia pur vicino; Chi vuol parlare parli, Non dirò mai a nessuno, o Signore, La mia preghiera è di poter sempre vedere |
Innumerevoli dubbi dentro le tenebre Tempesta di parole, esplosione di drammi Mille pericoli sulle vie del mondo Maldicenza, perdite, separazioni di morte,
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Facilmente il loto senza macchia, Così facilmente, preso dalla gioia, Non cercherò la via per venire a Te, Camminerò per la tua casa, il cielo:
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Lascerò tutti gli onori, Non potrò nascondere Gli onori che ho ricevuto nel lavoro Quando me ne starò, distratto,
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Prendendo dal tuo infinito La morte prende solo forme di morte O Pienezza, quello che è ai tuoi piedi Ahimè, se potessi mettere
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Apri tutte le porte, o animo, Non so quando un raggio di sole Taci, taci: non unire la tua voce Questa mattina ascolta come
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Il devoto ha fatto offerta della vita Si stanno sciogliendo i legami dell'unione, Sull'ampia fronte Il suo oceano di pace,
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Ho così poco, che basta un nulla Come un banco di sabbia, Se ti offro tutto quello che va In Te quanti soli e quante lune,
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Oggi hai mandato l'angelo della morte Nelle dense tenebre di questa notte, Mi prostrerò, con le mani giunte, Egli, obbediente al tuo comando, |
Ogni giorno, dolcemente, Se Tu rimani nella mia mente aperta, Se Tu ascolterai i miei canti se Tu poni la tua mano delicata
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A chi offri di portare la tua bandiera, Io voglio proprio questo, l'animo pieno, Dammi lavoro quanto vuoi, A tuo piacere avvincimi con tutte le tue arti, Pellegrinerò sulla strada che Tu mi hai segnato, Impraticabile via è questo impenetrabile mondo;
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Seduto distratto sulla riva Ahimè, il giorno se ne va, Non conosco ancora l'indirizzo di casa mia, Per la via in cui ho spinto avanti La mia barca è legata alla riva Dov'è l'aria libera che riempie il petto,
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Nel pieno giorno, nel cuore della città, Improvvisamente, ad occhi chiusi,
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Oggi la pace d'autunno Nell'infuocato meriggio, In questa calma
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Di tanto in tanto, quanto mi preoccupo! No, o Signore, tutti quei momenti Al risveglio del mattino,
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Rimetti ancora Inaspettatamente, per un rigido freddo,
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Così tutti i miei canti, |