David Maria Turoldo Gianfranco Ravasi
I SALMI
traduzione poetica e commento
OSCAR CLASSICI MONDADORI
I libro: Sa 1-41 (dossologia finale: Sal 41,14) |
II libro: Sal 42-72 (dossologia finale: Sal 72,18-19) |
III libro: Sal 73-89 (dossologia finale: Sal 89,53) |
IV libro: Sal 90-106 (dossologia finale: Sal 106,48) |
90 |
V libro: Sal 107-150 (dossologia finale: Salmi 146-150, che fungono da conclusione non solo del V libro, ma dell'intero Salterio) |
Salmo 90 (89)
TORNATE, O FIGLI DELL'UOMO
«I mondi volano. Gli anni volano. Il vuoto
universo ci fissa con occhi di tenebra.
E tu, anima stanca, anima sorda
ti ostini a parlare di felicità.
Che cosa è felicità? Le frescure serali
nel giardino che imbruna, nel fitto del bosco?
O le cupe, viziose delizie
del vino, delle passioni, della perdizione dell'anima?
Ti svegli, e di nuovo un folle, ignoto
volo che ti afferra il cuore...
Ma quando la fine?
Come tutto è terribile! come tutto è selvaggio!»
(A. A. Blok).
Ma è un dono divino anche la morte. Pure se Dio è l'amante della vita, e più ancora egli stesso è la Vita. Per noi il non morire sarebbe il massimo della infelicità, sarebbe l'eternità dell'esilio; un sospirare senza esaudimento; un viaggiare senza porto. Perciò lodiamo Dio che a un punto ci dirà: Tornate o figli dell'uomo.
Perdonaci, Signore,
se ci siamo lamentati un tempo
perché si moriva.
Perdonaci se non abbiamo saputo
essere felici
come tu volevi.
Perdonaci, Signore,
se non abbiamo capito.
Perdonaci.
È la morte l'albero della bilancia.
È la morte il porto della salvezza.
È la morte l'ingresso al tuo palazzo.
1 Nostra tenda tu fosti, Signore,
da una generazione all'altra:
2 prima ancor che sorgessero i monti,
che apparisse la terra e il mondo
tu sei sempre e per sempre, o Dio!
3 Tu riduci gli uomini in polvere,
dici: «In polvere, uomo, ritorna!».
4 Mille anni ai tuoi occhi che sono?
Sono appena il giorno di ieri,
quanto un turno di veglia la notte!
5 È appena lo spazio di un sogno
e poi come in un sogno li sciogli:
come erba che spunta sull'alba,
6 al mattino germoglia e fiorisce,
alla sera è falciata e riarsa.
7 Così siamo dissolti dall'ira,
atterriti dal tuo furore;
8 e davanti a te poni le colpe,
i peccati a noi stessi occulti
alla luce tua son manifesti.
9 Se ne vanno nel nulla i giorni,
per tua ira finiamo nel buio;
gli anni nostri appena un sospiro,
10 se arrivano almeno a settanta,
ottanta se uno è più forte.
Ma per tutti son pena e affanno,
benché sempre in fuga veloce
e noi in essi dissolti come ombre!
11 Chi conosce la forza dell'ira,
del tuo sdegno con vero timore?
12 Dio, insegnaci i giorni a contare,
a cercar la sapienza del cuore.
13 Fino a quando, Signore? Ritorna
a sentire pietà dei tuoi servi:
14 fin dall'alba il tuo amore ci sazi !
Tutto il giorno così gioiremo,
canteremo per sempre alla gioia:
15 muta in gioia le tristi stagioni, -
i lunghi anni in cui vivemmo
solamente sventure e dolori.
16 Ai tuoi servi l'amore rivela,
la tua gloria ne illumini i figli:
17 lo splendore di Dio su noi!
E conferma la nostra impresa,
Dio, conferma tu l'opera nostra!
La fragrante e malinconica immagine centrale degli uomini come erba che spunta al mattino e a sera è falciata e avvizzita rimanda ad un tema caro a tutte t le letterature. Nel Purgatorio Dante scriveva: «La vostra nominanza è color d'erba, che viene e va e quei, la discolora per cui ell'esce dalla terra acerba» (XI, 115-117). La nostra dolce ma intensa elegia sulla caducità umana si affida a immagini temporali (mille anni-un giorno, anni-giorni, mattino-sera), spaziali (il duplice movimento di «ritorno» dell'uomo verso la polvere e di Dio verso l'uomo) e psicologiche (collera e misericordia di Dio, ansia e attesa dell'uomo) per esprimere due sentimenti. Da un lato domina il male di vivere (vv. 1-10): i nostri anni sono esili e fragili come un sospiro, ma sono tutti intrisi di pena e di affanno. La meta è fatta di polvere, di ombra, di silenzio. D'altra parte, però, si apre una supplica perché Dio ci liberi da questo male, ci insegni a contare i nostri giorni per ottenere la sapienza del cuore. Con la fiducia e l'adesione a chi è eterno, l'uomo vano e precario partecipa di una solidità indistruttibile e le sue opere acquistano una nuova stabilità e una loro permanenza (vv. 11-17). Una sottile speranza di eternità chiude, quindi, questa elegia apertasi sul vuoto e sulla polvere.
Dossologia
A te gloria, Signore del tempo,
sono un giorno per te mille anni:
nello Spirito uniti al tuo Cristo,
certi di esser segnati sul Libro,
per la vita e la morte cantiamo.
Preghiera
Dio delle costellazioni,
noi siamo - è vero - erba che spunta sull'alba
e a sera è falciata e riarsa,
ma siamo anche coscienza dell'universo,
terra che ama e adora;
e senza, nulla e nessuno potrebbe confessarti e lodarti,
nulla e nessuno nemmeno dire che tu sia
e riconoscerti un senso:
abbi pietà dell'uomo, tua ultima opera,
riassunto dell 'intera creazione,
e sarà un atto d'amore anche verso di te,
o Signore dell'immortalità senza tramonto.
Amen.