PICCOLI GRANDI LIBRI  David Maria Turoldo  Gianfranco Ravasi

I SALMI
traduzione poetica e commento

OSCAR CLASSICI MONDADORI

I libro: Sa 1-41 (dossologia finale: Sal 41,14)

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II libro: Sal 42-72 (dossologia finale: Sal 72,18-19)

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III libro: Sal 73-89 (dossologia finale: Sal 89,53)

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IV libro: Sal 90-106 (dossologia finale: Sal 106,48)

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V libro: Sal 107-150 (dossologia finale: Salmi 146-150, che fungono da conclusione non solo del V libro, ma dell'intero Salterio)

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Salmo 73 (72)
IL CANTO DEL CUORE

Grazie, Signore, che qualcuno ti preghi così. E, oltre il bene, ti dica anche il male che pensiamo di te. Che ti dica i pensieri che gli umili non osano dire; e dica quanto sono tentati gli stessi santi «dal corpo secco e pallido»: tentati di non credere; e dica le molte e forti ragioni degli atei per la tua divina indifferenza: almeno apparente indifferenza.

 

1 Quanto è buono Iddio, Israele,
quanto è buono coi mondi di cuore.

2 Eppure io ero lì per cadere,
mancò nulla che il piede cedesse.

3 Perché a rodermi prese l'invidia
nel vedere gli empi fiorire.

4 Mai che soffrano fino alla morte,
con il ventre pasciuto e pingue.

5 Non li tocca un affanno degli altri,
mai colpiti alla pari di tutti.

6 Dell'orgoglio si fanno collane,
la violenza è il loro vestito.

7 Il loro occhio è ristretto dal grasso
e dal cuore trasudan follie.

8 Son perversi in gesti e discorsi
e dall'alto ti parlano tronfi.

9 Con la bocca lambiscono i cieli,
con la lingua vi spazzan la terra.

10 E si fanno attorno una corte
che si abbevera ai loro discorsi.

11 «Che sa Dio?» così van dicendo,
«Conoscenza ha forse l'Altissimo?».

12 Ecco, così sono essi i malvagi,
sempre incolumi a crescer potere.

13 Dunque invano ho io serbato
puro il cuore, lavate le mani?

14 Ogni giorno in me si aprono piaghe,
fin dall'alba io sono colpito.

15 Detto avessi anch'io d'imitarli,
i tuoi figli avrei io tradito.

16 La fatica a comprendere tanto!
Quanto arduo all'occhio il vedere!

17 Finche al tempio di Dio non venni
e compresi qual è la lor fine.

18 Sì, sul pendìo tu prima li meni,
poi di colpo li fai scivolare.

19 Così sono distrutti in un attimo,
sfibrati e finiti dal panico.

20 Come un sogno essi sono al risveglio:
quando sorgi ne infrangi l'immagine.

21 Quando il mio cuore si agitava, Signore,
nelle pene i miei reni fremevano:

22 un idiota ignorante io ero,
una bestia tu avevi davanti.

23 Che io sia per sempre con te,
tu per mano mi hai preso, Signore.

24 Tu mi guidi secondo i tuoi piani,
la tua gloria mi colga alla fine.

25 Per me in cielo chi altri avrò?
Con te, cosa m'importa la terra?

26 Pur se carne e cuore si dìsfano,
del mio cuore la rupe è Dio,
è il Signore la mia sorte in eterno.

27 Ecco, invero, perisce soltanto
chi da te s'allontana, Signore:
tu distruggi chi ti è infedele.

28 Il mio bene è di farmi vicino,
accostarmi, aderire al mio Dio;
mio rifugio è Dio, il Signore:
e narrare le tue meraviglie.

 

Questa straordinaria storia d'un'anima registra il travaglio interiore di un credente, forse un sacerdote, in crisi di fede di fronte al trionfo dell'ingiustizia nel; mondo. La sua vicenda spirituale diventa preghiera, poesia e testimonianza attraverso i due atti in cui è distribuita questa meditazione sapienziale. Il primo, nei vv. 2-16, è il ritratto appaiato dell'empio e del giusto così come si presenta nello scandalo della storia: l'ingiusto è tratteggiato con uno sdegno e una nausea difficilmente superabili, l'arroganza e la volgarità del potere hanno qui la loro più sarcastica rappresentazione. La tentazione di abbandonare ogni onestà e di essere come loro è, però, subito spezzata da un «finche...» (v. 17). Il poeta, infatti, ritorna nel Tempio e nel silenzio della sua coscienza: lì riesce a comprendere il destino, la «fine», il «poi» dell'empio e del giusto (vv. 17-28). Allora i suoi occhi si aprono e in quello che è stato definito «il più bel testo spirituale dell' Antico Testamento» il salmista lascia il suo testamento ultimo di fede e di speranza: «Il mio bene è di aderire al mio Dio» (v. 28). E Dio lo prende per mano; anche se la carne e il cuore si dissolvono, il fedele è accolto tra le braccia dell'Eterno. Ecco un'altra (rara) pagina dell' Antico Testamento in cui l'orizzonte oltre la morte si rischiara di luce e di certezza. «Con te, cosa m'importa la terra?» (v. 25).

 

Dossologia

Al Signore, salvezza dei poveri,
pace e gioia dei miti e dei giusti,
dei pazienti la sola speranza:
al Signore sia gloria nei secoli.

Preghiera

Tu sai il dubbio che a volte ci dilania, Signore:
il dubbio che tu sia ingiusto,
e che tu non veda, o non voglia vedere;
il dubbio che a te nulla importi
se i tuoi poveri stanno male
e si sentono abbandonati:
è una bestemmia, lo riconosciamo, Signore,
ma le cose sono talmente forti
e sconvolgenti e assurde
che tu ci perdonerai;
e ti farai premura di farci vedere
che comunque non saranno sempre così:
perché tu non puoi non stare
dalla parte dei poveri.
Amen.