Fin qui tante storie di vita e di "sport",
e undici "medaglie" azzurre

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e ostinatamente "tele-nascosta"

Poco spazio in "video" e sui giornali:
così non si premia lo sforzo di grandi atleti che superano i propri "limiti".

Andrea Stella*
("Avvenire", 14/9/’08)

Quelle di Fabio Triboli e Paolo Viganò, bronzo e oro con "record" del mondo, sono state nei giorni scorsi le prime medaglie italiane delle "Paraolimpiadi" a Pechino, che nel frattempo sono diventate in tutto 11. Ho avuto la fortuna di ospitarli a bordo de "Lo Spirito di Stella", il primo "catamarano" al mondo senza "barriere".
Era fine aprile, a Livorno, in occasione del "Trofeo Accademia Navale", terza tappa della nostra "scuola a vela" che ogni anno permette a quasi 700 persone disabili e ai loro accompagnatori di vivere gratuitamente una giornata in mare, muovendosi liberamente con la propria "carrozzina" su una barca a vela.
Una giornata speciale è stata quella dedicata ad alcuni campioni "paraolimpici", Macchi, Podestà e Mazzei, oltre a Viganò e Triboli. Fanno tutti ciclismo, tranne Mazzei, tennista.
Podestà utilizza la "handbike", la speciale bicicletta a tre ruote in cui si sta seduti e si pedala con le mani: ha fatto 13.000 Km. all’anno di allenamento per arrivare a vincere l’ultimo titolo del mondo. Sfortunato quarto posto qui a Pechino. Fabrizio Macchi è anche giornalista sportivo, e in questi anni ha fatto molto per promuovere lo "sport" per le persone "disabili". Quinto nella prova su pista, si è purtroppo ritirato nella prova su strada.
Ho avuto la fortuna di conoscerli, e di entrare in contatto attraverso i loro racconti con lo "sport agonistico". Di capire quanto allenamento c’è dietro le loro vittorie e quali risultati tecnici si possono raggiungere. A maggio a Cremona ho seguito i "Mondiali di Tennis": ho visto Fabian Mazzei colpire la palla, correre a rete, "servire" con così tanta naturalezza, che il fatto che si muovesse su una "carrozzina" passava in secondo piano di fronte al gioco dinamico e veloce. L’unica differenza con il tennis in piedi è che da seduti sono concessi due rimbalzi, ma per il resto Fabian se la gioca alla pari con tennisti "classificati". Velocità, "agonismo", gioco, spettacolo, le tribune erano piene. Ma se non vedi, non capisci. E qui sta il punto.
Queste "Paraolimpiadi" a mio avviso sfuggono al "grande pubblico": l’oro di Viganò qualcuno lo ha visto in televisione? Io no, se non sul "satellite" e in orari piuttosto limitati. Se ne parla, si raccontano le "storie umane" che stanno dietro questi successi, storie bellissime di grandi difficoltà superate con slancio e con il sorriso sulle labbra. E questo è sicuramente un aspetto importantissimo, ma altrettanto sarebbe importante vedere cosa significa pedalare con la "handbike" a 40 Km. l’ora di media su distanze importanti come la "maratona", di spingere una bicicletta con una gamba sola fissando il "record" dell’ora a sfiorare i 50 Km.
Prestazioni, non partecipazioni. Sono ben dodici le "discipline" in cui sono impegnati i 90 "azzurri", tutti ottimi atleti: peccato non poter vedere trasmesse le loro gare sui canali "tradizionali" delle televisioni, pubbliche e commerciali.
Così com’è accaduto per le
"Olimpiadi" dei "normo-dotati". Le "protesi" di Pistorius, mai così tanto fotografate, speravo aprissero la strada a una "Paraolimpiade" televisiva vera, che ci tenesse "incollati" al divano, che ci facesse divertire ed emozionare, che c’impressionasse e ci facesse cadere un po’ di "preconcetti".
Speravo che ci aiutasse a comprendere un po’ di più fin dove può spingersi l’uomo, vincendo i suoi "limiti".

*Velista vicentino: nel 2000 a Miami sopravvive a una violenta rapina,
ma resta paralizzato alle gambe.
Per tornare a "veleggiare" come prima, reinventa il suo "catamarano".
Che è aperto a tutti quelli che in "carrozzina" amano andar per mare.