INTERVISTA

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che vogliono fermare il cambiamento»

In fuga dall'Orissa, alla ricerca di un rifugio più sicuro...

La scrittrice Anita Rau Badami:
«Nelle Chiese si denuncia quello che nelle "prigioni domestiche"
tanti non osano dire».

Nello Scavo
("Avvenire", 5/9/’08)

Imparare a leggere e scrivere. Scegliersi da sole un marito. Niente di più "eversivo" in un Paese dove più il progresso corre veloce e più è forte la reazione degli "ultra-conservatori". Quello che descrive la scrittrice Anita Rau Badami (nei giorni scorsi presente a Como in occasione di "Parolario") è il "paradosso" indiano: «La Chiesa cattolica, che magari in Occidente è accusata di "oscurantismo", in India è vista da molti come una forza "progressista", di "sinistra", si direbbe in Europa».
Prima di "emigrare" in Canada, l’autrice dei fortunati "Tamarind Mem" e "Il passo dell’eroe" ha vissuto a Rourkela, una città dell’
Orissa, la regione delle violenze "anti-cristiane".

Che opinione si è fatta delle violenze di questi giorni?

Si tratta del "rigurgito fondamentalista" alimentato dai Partiti "nazionalisti" che in quello Stato sono al Governo, ma che a livello nazionale hanno perso le ultime elezioni e arretrano nel consenso popolare. Allontanando i cristiani, additati come seguaci di una «religione straniera», gli indù agiscono come per respingere un "invasore" e sperano così di risvegliare l’identità indiana e recuperare forza politica.

Perché proprio i cristiani?

Parlare di abolizione delle "caste", di "parità" tra uomo e donna, di uguali opportunità per i figli dei ricchi e quelli dei poveri… Tutto questo nelle aree culturalmente ed economicamente più "arretrate" è "destabilizzante". Nelle Chiese cristiane si denuncia a voce alta quello che nelle «prigioni domestiche» tanti pensano ma non possono dire.

Quali le responsabilità dei "leader" religiosi?

La maggioranza dei capi indù e "sikh" non è in grado di accompagnare positivamente questa nuova fase della storia indiana. L’economia cresce e cambiano gli stili di vita. Così si tenta di imporre con la forza regole "antiquate" e, con la complicità dei Partiti "ultra-conservatori" e "nazionalisti", si dà la caccia ai cristiani. Perseguitandoli si dà l’esempio a chiunque voglia mettere in discussione il complicato sistema sociale e culturale indiano.

Nel suo ultimo romanzo, "Le donne di Panjaur", lei racconta l’India con gli occhi di tre ragazze che conosceranno il "furore" del "fondamentalismo". Quale futuro prevede per le donne del suo Paese?

Il loro ruolo sta cambiando. Ed è questo uno dei fattori di maggiore reazione degli ambienti "ultra-conservatori". Se in città assistiamo alla progressiva "emancipazione" di ragazze che studiano, si specializzano e conquistano posizioni di rilievo in grandi gruppi economici, nei villaggi le bambine vengono ancora educate alla "sottomissione". Non è un caso che gli scontri di questi giorni non stiano avvenendo nelle "metropoli" interessate dal forte sviluppo tecnologico ed economico. Bisogna però tenere in conto che qualsiasi fenomeno in India si manifesta su grande scala. Se sono milioni le donne "soggiogate", ve ne sono decine di milioni che si laureano. Per un verso ciò provoca quei «conflitti domestici» di cui si sa poco, per l’altro è proprio dentro le "mura di casa" che è stato acceso quel "fuoco" del cambiamento, che i "fondamentalisti" vorrebbero "spegnere" con il sangue dei cristiani.