Comincia la Quaresima

RITAGLI   Ci volgeremo a guardare   DOCUMENTI
l'amato trafitto

Davide Rondoni
("Avvenire", 21/2/’07)

Solo chi ama davvero sa cosa è il sacrificio. E sa cosa è pentirsi. Chi non ama niente, nessuno, non sa davvero queste cose. E pensa che il sacrificio sia fatto di privazioni senza senso. O che la penitenza sia un "rimediuccio" da "rimbambiti". Mentre chi ama davvero sa che il sacrificio è l'offerta di sé, ed è la terra dove cresce l'amore. E la penitenza è arrendersi a ciò che si ama.
Comincia con il Mercoledì detto delle
Ceneri il tempo di Quaresima. È una notizia che non troverete su nessun giornale, eppure interessa un sacco di gente. Che è interessata alla vita e all'amore. Molta più di quella che si pensa. E che oggi andrà in chiesa, chinerà la testa di fronte al prete che pronuncerà una formula vera e semplice: eri polvere, polvere tornerai. Questa polvere, ricorda il Papa, ha meritato che Dio si facesse trafiggere sul Calvario. Per tener viva la memoria di questo evento d'amore straordinario, d'esser creature finite amate da Cristo, si faranno i fioretti. Li faranno i grandi e i piccoli. Come punti di memoria, come piccoli sacrifici per prender parte al grande sacrificio del Trafitto.
La Quaresima è una strana festa dell'amore. Per questo
il Papa nel suo messaggio prende le mosse dall'enciclica che ha dedicato al tema. Arrivando a parlare della Croce come segno di "Eros" e di "Agape" di Dio verso l'uomo. Toccando uno dei vertici della sua riflessione e della sua proposta. In questi quaranta giorni i cristiani si ricorderanno dell'amore di Dio. Molti diranno: i cristiani sono gente strana, con la storia dei fioretti, e della penitenza. Diranno: cose anacronistiche. Ma a guardar bene, siamo in una società che, con un sorriso un po' ebete sulle labbra, impone sacrifici di ogni genere - vite nel traffico, stress di vario tipo, non far figli, lavorare allo stremo, amicizie ridotte, poco tempo, morti assurde. E non per ricambiare l'amore di Dio, ma per andar bene al capo, o non uscire dai luoghi comuni. O per il breve sogno del potere o del lusso. Una società, a ben vedere, che in fatto di penitenze, berline pubbliche, gogne, sfruttamento dei sensi di colpa, non scherza per niente. Anzi, su queste cose ha costruito "laicissimi" monumenti e grandi "business".
Invece il gesto semplice, sapiente delle Ceneri e il tempo della Quaresima sono proposti alla libertà dei cristiani non come obbligo sociale. E nemmeno come periodo in cui mettersi a posto la coscienza. Infatti, è un tempo in cui imparare qualcosa che vale sempre. Diverso dai grandi momenti di purificazione tipici di tante religioni. No, ora si tratta di imparare, di educarsi, come sottolinea Benedetto XVI, a guardare Colui che abbiamo trafitto. Si tratta di imparare a vivere nel più drammatico ed entusiasmante "teatro" della libertà. Ci volgeremo a guardare l'Amato trafitto, il segno estremo del suo amore per noi. Ai piedi della croce metteremo a fuoco le domande circa il senso che stiamo imprimendo alla nostra esistenza. E a vederlo trafitto dal male che noi Gli abbiamo fatto.
Scena d'amore come nessun'altra, vertice di Eros e di Agape. E però anche saremo liberi di non guardare. Di coprirci gli occhi con le mani. In Quaresima ogni persona, di molta o di poca fede, di grande moralità o di ferite profonde può trovare il tempo per accedere al teatro profondo della propria vita. E della propria coscienza, che per il cristiano non è una specie di piazza disabitata, dove si è da soli a giudicare astrattamente ciò che è giusto o no: ma è il luogo ai piedi della croce d'amore di Dio, dove si sta a guardare come Giovanni, come Maria e Maddalena, inizio della Chiesa.