OFFENSIVA IN IRAQ

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Il patriarca Marra Addai II: «Il disegno dei fondamentalisti islamici è chiaro,
vogliono farci uscire tutti. No a una "Costituzione islamica",
siamo originari di questo Paese e lottiamo per avere il diritto di vivere in casa nostra».

Luca Geronico
("Avvenire", 8/1/’08)

«Hanno solo nascosto le bombe per due settimane. Il 25 dicembre è stato proclamato festa nazionale, ma alla prima festa religiosa significativa gli estremisti sono tornati a colpire», osserva Marra Addai II, patriarca della Chiesa assiriana antica. Una antichissima comunità staccatasi da Roma nel quarto secolo, una delle tante denominazioni cristiane da ieri di nuovo nel mirino.

L’attacco di domenica per l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, monsignor Sako, è stato un «messaggio preciso che rientra in un piano coordinato contro i cristiani». Patriarca Addai, condivide questo giudizio?

Certo, è un’analisi fatta anche dal vescovo caldeo di Mosul Raho. Il disegno è chiaro: vogliono far uscire tutti i cristiani dall’Iraq. Però è una minaccia che viene dai fondamentalisti islamici, non direttamente dal governo.

Anzi il governo ha ordinato di sorvegliare le Chiese. Ma oltre l’emergenza di questi giorni, cosa può fare per proteggervi?

Sono giunte notizie di possibili nuovi attentati a breve. Le strade davanti alle Chiese sono chiuse e tutti i pedoni vengono perquisiti. Gesti che dimostrano la buona volontà del governo, ma purtroppo non ha neppure la forza di proteggere se stesso.

Nel Discorso al corpo diplomatico Benedetto XVI ha auspicato una «riforma costituzionale appropriata». La nuova "Costituzione" menziona la minoranza cristiana, ma poi definisce il "Corano" la fonte principale della legislazione. Ci sono stati ultimamente sviluppi per sciogliere questa contraddizione?

Ringrazio Benedetto XVI per queste parole. Noi "leader" delle Chiese cristiane abbiamo sempre ammonito di non poter accettare una costituzione islamica. Lo abbiamo detto e scritto in appelli e lettere al governatore americano Bremer e poi ai nostri primi ministri. Siamo originari di questo Paese e continuiamo a lottare per avere il diritto di vivere in casa nostra. Nel frattempo continuiamo a chiedere il sostegno delle organizzazioni internazionali, dell’"Onu" e della "Croce Rossa". La nostra storia è di un Paese "pluralista", con molte comunità e molte religioni e tutte hanno il diritto di esistere.

Il governo ripete che la violenza sta calando, ma i cristiani sembrano ora il nuovo bersaglio. Meno violenze per tutti gli iracheni, di più per i cristiani. Siamo alla persecuzione?

Due mesi fa abbiamo provato un po’ di sollievo, ma ora siamo inequivocabilmente sotto tiro. Ripeto: non siamo perseguitati dal governo ma dai fondamentalisti. Certo che una piccola minoranza soffre di più ad ogni piccola perdita. Per questo chiediamo le preghiere dei cristiani e all’Italia di farsi tramite per fare sentire la nostra voce al mondo.

( Ha collaborato Anderios Oraha )