DAL CALCIO ALLA VITA…
Don Francesco Fully Doragrossa
( Diocesi di Genova )
Ebbene sì, lo ammetto; c’ero anch’io avvolto in una bandierina rossoblu nelle "fiumana" di De Ferrari del 10 Giugno. Tranquilli, ero fuori della vasca, delle "magagne" psicologiche mi impediscono di lasciarmi andare come fece Re Davide davanti all’arca. Anch’io faccio parte del "popolo" dei sofferenti, quelli angustiati dalle "valigette", quelli che "volevano uccidere ma hanno reso immortali", quelli che vivono il "rossoblu" come fede, quelli che se il Genoa vince sono un po’ più contenti.
Mentre sono a De Ferrari il fiume di gente è impetuoso, radio e televisioni celebrano con un po’ di retorica i due popoli genovese e napoletano uniti in un unico abbraccio. Più "umilmente" ringrazio San Gennaro e San Lorenzo che sia andata così, perché a risultato diverso non saprei dire proprio. Dove ieri c’erano i bambini della prima Comunione ad acclamare l’Eucaristia, ora c’è un tappeto di bottiglie di birra, presto trasformato in cocci. Intorno tanti giovani, tanti adulti; anche tanti bambini e famiglie, è vero, e anziani; ma non solo loro. Alcune persone che riconosco si danno da fare a scovare quintali di birra da non so dove, per rivenderle immediatamente. La birra non è acqua, si sente, si vede. Nella festa si buttano un po’ tutti.
Quanti volti segnati! Quante andature oramai ciondolanti, e non solo di gioia. Forse questo attimo di festa è l’unico modo per tanti di confondersi tra la folla, per sentirsi parte di qualcuno, per uscire un attimo dall’anonimato, dalla tristezza, dalla vita travagliata.
Due giorni prima in comunità, dai miei amici "tossici", un "ragazzo", letto sul giornale che le Diocesi avevano spostato le processioni del "Corpus Domini" per la partita, mi ha detto: "Ma Don, non è che il calcio ha preso il posto della Religione ed è lui oggi l’oppio dei popoli?".
Il ragazzo ha le idee chiare. Tonnellate di "Teologia della Speranza" e non solo hanno seppellito il pregiudizio della Religione "oppio dei popoli". Come fare a mutare il destino del calcio?
La storia del nostro "grifone" è costellata di due fatti che a me paiono indelebili, e che indicano bene quanto Satana possa infilarsi tra gli scacchi di un pallone…
8 Maggio 1898: mentre il Genoa vince a Torino il suo primo scudetto, a Milano il generale Beccaris cannoneggia la folla; decine i morti. Ma conta lo scudetto.
9 Febbraio 1941: al mattino la città è bombardata, umiliata, distrutta dalle bombe della flotta inglese (la bomba in cattedrale, per intendersi); al pomeriggio, puntuale si gioca Genoa-Juventus, vittoria del "grifo" 2-0.
Centinaia di morti in città, ma conta non fermare il calcio e l’apparente felicità di cui è portatore…
Episodi, coincidenze che ci dicono quanto il calcio sia connesso con la voglia di festa del popolo, con la storia del popolo, con l’illusione del popolo. Ho citato episodi storici, quando ancora non esisteva il calcio "globale", il calcio "sfasciato" al quale assistiamo ogni giorno. Sfasciato dai soldi, dall’invasione della TV, dalla violenza gratuita, dai pasticci presi per vincere scorrettamente, dalle valigette ingenue e dai telefonini svizzeri meno intercettabili. Un calcio sfasciato e invadente, onnipresente 24 ore su 24.
Tutte queste cose le so bene, ho gli occhi aperti. E allora che ci faccio qua, schiacciato dalla folla, a guardare un gruppo di giovanotti su un pullman? Che ci fanno i miei confratelli in mezzo all’erba di Marassi, o dentro il pullman stesso in mezzo ai giocatori? Anche noi partecipi, "benedicenti" di questo "oppio" distribuito per non far pensare, per non soffrire?
Ma del resto che ci faceva il "rabbì" appeso a una croce in mezzo a due ladri? A parlare con la Samaritana al pozzo? A tirar tardi a una festa di nozze? Non faceva meglio anche lui a tirarsi fuori da questa assurda mischia di umani che saltano, urlano, peccano, puzzano, e in modo convulso e confuso gridano anch’essi: "Ho sete!"; sete di cose vere, di felicità, di bellezza, di comunione, di stare abbracciati insieme, di dire a qualcuno: "Che bella cosa che hai fatto!"; di identificarsi in qualcuno?...
Un bel Dio "immacolato", calato da un elicottero, che non si mischi con la folla; che ci fa gocciolante di sudore e sangue, steso a terra in un "orto degli ulivi"? Preda degli umori di una folla prima osannante, poi "forcaiola"?
La processione del "Corpus Domini" non si poteva tenere per i corridoi di un palazzo, bello lustro, lindo, magari all’interno di un tempio? E invece qua ieri c’era Lui, in carne e ossa, e oggi c’è ancora ad accompagnare questa sete di felicità, a non permettere che si spenga delusa dalle piccole cose di questo mondo.
Ecco cosa ci facciamo qua, immersi nel "Corpo del Signore": questa umanità così variegata, così alla ricerca della verità sulla propria vita… Ci sentiamo in compagnia del Signore per essere compagnia degli uomini; così illusi, così fragili, così contraddittori, ma proprio perché così, amati dal Signore: rossi, blu, azzurri, bianchi o neri, quadrati o cerchiati che siano, tutti in cammino, cercando di capire il volto dell’Eterno!