Mettevano in comune i loro beni
Don Nicolò Anselmi
Pastorale Giovanile, Diocesi di Genova
Mettevano in comune i loro beni: gli Atti degli Apostoli così descrivono i primi cristiani. Alcuni hanno utilizzato questa espressione per affermare che i cristiani in fondo erano i primi comunisti della storia; ma nelle chiese primitive i beni erano messi in comune nella libertà e per amore e non per legge e per dovere.
Ma, a parte questo, di quali beni si trattava e quali di questi possono essere ancora messi in comune oggi, nella libertà e per amore?...
In primo luogo mi viene da pensare ai beni materiali, quelli che hanno un valore in denaro. Molti dei beni che possediamo sono necessari, moltissimi sono davvero superflui. Quante persone faticano economicamente ad arrivare a fine mese e quante cose inutili ingolfano i nostri armadi. Non dovrebbe essere difficile imprestarsi le cose, metterle in comune. Senza dimenticare che mentre noi spendiamo in fumo (leggi sigarette etc…) cascate di Euro, circa 1,5 miliardi di persone vivono con meno di un Euro al giorno.
Mi viene subito in mente che è possibile mettere in comune anche altri beni: le preghiere, le sofferenze e i digiuni; quante persone mi chiedono preghiere, per se stesse, per i figli, i loro cari. Tutti possiamo pregare: se crediamo nella potenza dell’offerta del dolore,della preghiera e del digiuno, si può iniziare pregando per i propri genitori, i propri colleghi, gli amici, gli insegnanti, le situazioni di difficoltà di cui siamo a conoscenza. In questo modo la vita diventa un’unica, lunga preghiera, una potenza incontenibile che cambia il mondo.
Ancora: possiamo mettere in comune tempo ed energie; talvolta si tratta semplicemente di essere presenti, di partecipare, di soffrire insieme, rinunciando ai nostri progetti, donare la nostra presenza a fianco degli altri.
Si potrebbe andare avanti, ognuno potrebbe individuare personalmente i beni che sarebbe disponibile a mettere in comune, sino ad arrivare al dono totale di noi stessi, sull’esempio di Gesù e di tanti santi e grandi personaggi della storia. Vorrei però fermarmi su un dono particolare.
Alla domanda: "Quale è il bene più grande che possiedi, la cosa più importante della tua vita?", molti, moltissimi giovani, quasi tutti, rispondono: la mia famiglia.
È possibile mettere in comune questo bene? In un certo senso direi di sì; le ricerche ci dicono che sono circa 50.000 in Italia le famiglie disponibili ad adottare un bambino.
In questi giorni, in coda al dibattito sulla pillola RU486, si fa un gran parlare della legge 194 sull’interruzione della gravidanza. Molti hanno paura che i cattolici desiderino ritoccare questa legge.
"I have a dream, Io ho un sogno!" (Martin Luther King non si offenda); non desidero assolutamente abolire la legge sull’aborto: il mio sogno è quello di renderla INUTILE perché tutte le ragazze e le donne del mondo hanno accettato di far nascere i propri bimbi, di essere aiutate a crescerli, sapendo che i bambini sono la cosa più bella e la gioia più grande del mondo.
Madre Teresa, a questo proposito, diceva provocatoriamente, rivolgendosi alle donne che desideravano abortire: "Care sorelle, se non riuscite a crescere i vostri figli, dateli a me!".
È ovvio, si tratta di una provocazione; i problemi economici sono facilmente superabili: non è difficile mettere in comune i propri beni materiali e sostenere una giovane mamma; i problemi educativi e psicologici sono più complessi ma si possono affrontare: non ho mai visto nonne non disponibili ad aiutare le proprie figlie, per non parlare poi di tanti aiuti che sempre arrivano; è necessario avere fiducia.
Vorrei tanto ascoltare le testimonianze di ragazze che, pur avendo avuto il dubbio di abortire o meno, o avendo subito le spinte a farlo, hanno portato avanti la loro gravidanza fino alla maternità! Vorrei tanto chiedere loro: cosa pensi del tuo bambino? Conosco molte ragazze in questa situazione: i loro figli sono il loro respiro, la luce della loro esistenza. La Vita e, per chi crede, la Provvidenza sono oneste e aiutano chi cammina nel bene e nella verità.
Ho incontrato molte ragazze e donne che, in un momento di debolezza e di confusione, hanno percorso strade apparentemente più facili: ne sono uscite devastate. Non si parla mai di questa situazione, della morte interna che rimane nella ragazza o in una donna dopo l’aborto perché, giustamente, loro per prime non desiderano parlarne: è un dolore troppo grande ed è giusto rispettarlo.
A queste sorelle dico di ricominciare: Dio Padre vi ama ed ha un progetto di felicità per ognuna di voi. Ricominciamo mettendo in comune la nostra vita. Come ha fatto Gesù Bambino. Buon Natale a tutti!