Ricordati di me…
Meditazione per la Quaresima 2002
Card. Dionigi Tettamanzi
Introduzione |
Alla scuola del buon ladrone |
Il racconto di Luca |
In religioso ascolto della Parola di Dio |
Parte prima |
Parte seconda |
L'avventura spirituale di un ladrone |
Il nostro cammino di conversione |
L'accusa dei peccati e la lode a Dio "ricco di misericordia" |
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Parte prima
L'AVVENTURA SPIRITUALE DI UN LADRONE
"Salva te stesso e anche noi!". Ma è proprio vero che il Cristo, il Messia, è il Salvatore del mondo?
Certamente, Cristo è il Salvatore: questa è la verità centrale che viene continuamente proclamata dai Vangeli e in particolare da quello di Luca. Quando annunciano la nascita di Gesù, gli angeli dicono ai pastori: "Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" (2, 11). Così, dunque, all'inizio della vita di Gesù. Ma anche ora, con la croce, quando cioè siamo al termine della sua vita, di nuovo ritorna, anzi si compie l'annuncio che Cristo è il Salvatore.
Sì, ritorna e si compie, ma attraverso una tremenda sfida: quella della domanda provocatoria che esce dal grido blasfemo dei capi del popolo, dei soldati, del malfattore crocifisso con Gesù: ma è proprio vero che Cristo, il Messia, è il Salvatore del mondo?
Qui sul Calvario nel grido di queste persone risuona la voce del grande tentatore, del diavolo che nel deserto mette a prova il Signore Gesù: se sei il Figlio di Dio, trasforma i sassi in pane, buttati giù dal pinnacolo del tempio, prostrati davanti a me in adorazione! Dunque, manifèstati agli uomini come il grande Messia, potente e trionfatore.
Ma mentre nel deserto, agli inizi del suo ministero, Gesù risponde in modo puntuale e tagliente al tentatore ricorrendo all'autorità indiscussa della Parola di Dio, qui, sulla croce, Gesù tace. Proprio questo silenzio rende più drammatico l'interrogativo, lo lascia aperto, senza risposta: ma è proprio vero che Cristo, il Messia, è il Salvatore del mondo, se non ha la forza di salvare se stesso e gli altri?
L'interrogativo non è solo di allora, non è solo dei capi, dei soldati e del malfattore; è anche di ogni tempo nella storia, è anche di oggi, dunque, e provoca in un certo senso tutti gli uomini, compresi gli stessi credenti, ogniqualvolta il mondo presenta i segni del male, della falsità, dell'ingiustizia, della corruzione morale, della violenza e del sangue, del misconoscimento dei diritti umani dei più deboli.
Ma, se Dio è veramente bontà onnipotente, perché tollera tutto questo male? Ma, se Cristo è veramente il Salvatore del mondo, perché permette tutte queste iniquità e non rovescia nella storia una ventata di libertà capace di far esplodere i legami di queste intollerabili schiavitù? In termini concisi e forti, san Tommaso d'Aquino esprimeva la difficoltà religiosa insita nell'interrogativo sul "perché" della sofferenza umana con un dilemma d'estrema chiarezza e drammaticità: "Se Dio esiste, non vi sarebbe nessun male nel mondo. Ma nel mondo si trova il male. Quindi Dio non esiste" (Summa Theologiae, I, 2, 3).
Come rispondere? E chi deve rispondere? Non dovrebbe essere proprio lui, il Signore Gesù, che è venuto a salvarci con la sua morte in croce?
E invece la croce sembra irrimediabilmente avvolta da un silenzio cupo e inquietante, che niente e nessuno riesce a infrangere. Appeso al legno, Gesù non è forse il grande sconfitto? E così il suo lungo silenzio non dà forse ragione a quanti lo insultano, non costituisce forse uno scandalo anche per noi o comunque una sfida per la nostra fede in Lui che professiamo quale vero e unico Salvatore del mondo?