Ricordati di me…
Meditazione per la Quaresima 2002
Card. Dionigi Tettamanzi
Introduzione |
Alla scuola del buon ladrone |
Il racconto di Luca |
In religioso ascolto della Parola di Dio |
Parte prima |
Parte seconda |
L'avventura spirituale di un ladrone |
Il nostro cammino di conversione |
L'accusa dei peccati e la lode a Dio "ricco di misericordia" |
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Parte seconda
Il nostro cammino di conversione
C'è ancora un aspetto del cammino penitenziale e di conversione del buon ladrone che vogliamo mettere in luce: è l'aspetto che corrisponde alla cosiddetta "soddisfazione" o "penitenza", che si esprime con la preghiera, l'elemosina (gesti di carità verso il prossimo), le opere penitenziali (rinunce, sacrifici, mortificazioni, forme di sofferenze) e più ampiamente (al di là del sacramento della riconciliazione) una vita rinnovata in Cristo.
Delle opere della soddisfazione ci offre un'illustrazione quanto mai opportuna e interessante il Papa nell'esortazione citata Reconciliatio et paenitentia. Tra l'altro scrive: "Esse sono il segno dell'impegno personale che il cristiano ha assunto con Dio, nel Sacramento, di cominciare un'esistenza nuova (e perciò non dovrebbero ridursi soltanto ad alcune formule da recitare, ma consistere in opere di culto, di carità, di misericordia, di riparazione); includono l'idea che il peccatore pentito è capace di unire la propria mortificazione fisica e spirituale, ricercata o almeno accettata, alla Passione di Gesù che gli ha ottenuto il perdono; ricordano che anche dopo l'assoluzione rimane nel cristiano una zona d'ombra, dovuta alle ferite del peccato, all'imperfezione dell'amore nel pentimento, all'indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza. Tale è il significato dell'umile, ma sincera soddisfazione" (n. 31)
Ora, senz'alcuna forzatura, possiamo ritrovare la "soddisfazione" anche nell'avventura spirituale del buon ladrone. Egli riconosce e accetta la "giusta pena" del male compiuto: e la pena sono le sofferenze della crocifissione. E dopo la morte di Gesù, egli continua a rimanere sulla croce, e dunque a soffrire, sino a quando gli verranno spezzate le gambe.
Possiamo anche parlare di una partecipazione alla passione di Cristo, alle sue sofferenze? Sì, e non solo in senso fisico, ma anche in senso interiore e spirituale. Infatti, mentre Luca si limita a dire che sul Calvario "crocifissero lui e i due malfattori", gli altri evangelisti parlano di una "con-crocifissione": i ladroni sono crocifissi "insieme con lui". Ora nel caso del buon ladrone è lecito pensare ad una "comunione" con Gesù nella sofferenza della croce, una comunione personale e interiore: "Anche lui può dire col Salmista (Salmo 43-44, 22) e con S. Paolo: 'Per te siamo messi a morte' (Romani 8, 36). E la piena accettazione dell'espiazione dei peccati lo unisce e lo identifica a Cristo" (M. Ledrus, op. cit., 116).
Ma a quale grado e con quale significato è giunta la partecipazione del buon ladrone alla sofferenza del Crocifisso? Non manca chi parla di "martirio" : "Come martire, completa con le sue le sofferenze di Cristo" (M. Ledrus). In realtà alcuni Padri della Chiesa condividono questo stesso pensiero. Così, ad esempio, si esprime in modo esplicito san Girolamo: "Il buon ladrone cambia la croce col paradiso e fa della pena di omicidio il suo martirio" (Lettera a Paolino, De Institutione Monachi).