Ricordati di me…
Meditazione per la Quaresima 2002
Card. Dionigi Tettamanzi
Introduzione |
Alla scuola del buon ladrone |
Il racconto di Luca |
In religioso ascolto della Parola di Dio |
Parte prima |
Parte seconda |
L'avventura spirituale di un ladrone |
Il nostro cammino di conversione |
L'accusa dei peccati e la lode a Dio "ricco di misericordia" |
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Parte seconda
Il nostro cammino di conversione
Chiamati a una scelta fondamentale davanti a Dio
La croce di Gesù è fonte inesauribile di salvezza per l'uomo: gli assicura il dono della misericordia di Dio. A questo dono l'uomo deve aprirsi nel segno della più grande fiducia, al di là - o proprio per questo - del numero e della gravità delle sue colpe. In tal senso il dono di Dio non annulla né diminuisce la libertà dell'uomo, al contrario la presuppone, la esige con maggior forza e la fa crescere sempre più.
Il cammino di penitenza e di conversione, dicevamo, coinvolge il "cuore" dell'uomo, il suo "io" profondo, chiamato a compiere una scelta fondamentale: distaccarsi dal male e aderire al bene; cancellare la sua "lontananza" da Dio o il "rifiuto" di lui e cercare la "vicinanza", anzi "l'intimità d'amore" o amicizia con Dio; rinunciare al proprio progetto egoistico di vita e accogliere il progetto di Dio, come progetto di amore e di dono di sé; respingere l'idolatria, che consegna la vita agli "idoli" vuoti e vani, e scegliere l'adorazione dell'unico Dio vivo e vero.
Non c'è conversione, dunque, senza una presa di posizione personale radicale, senza un gesto di grande libertà
Il buon ladrone, certamente aiutato dalla grazia divina, si è pentito e convertito facendo leva su di una sua decisione personale, appellando dunque alla sua libertà: niente e nessuno l'hanno costretto a dissociarsi dal suo compagno di ventura - che ha continuato a rimanere nella sua colpa -, ma liberamente ha accolto quella "forza d'amore" che proveniva da Gesù crocifisso, dalla sua preghiera di perdono, dalla sua innocenza, dal suo comportamento paziente e mite.
Il fatto che il compagno del buon ladrone non ha riconosciuto né la propria colpevolezza né l'innocenza di Gesù mostra in modo inequivocabile che l'uomo è libero davanti a Dio: libero nel rispondergli con un "sì" o con un "no". E' Dio stesso che nel suo amore ci vuole liberi di fronte ai suoi doni: se non fossimo liberi, il bene o il male da noi compiuti non potrebbero esserci imputati a nostro merito o demerito.
Ma la libertà è vissuta responsabilmente - e in tal senso è degna della persona e diviene forza di costruzione e di perfezione della sua "umanità" - solo se e nella misura in cui è alleata con la verità e con il bene. Per questo l'uso che l'uomo fa della sua libertà è sottoposto al giudizio: della coscienza morale, che rimanda al giudizio stesso di Dio, fonte e meta della nostra vera libertà.
Il brano evangelico di Gesù crocifisso tra i due ladroni e del comportamento di questi ultimi ci mostra con chiarezza sia l'aspetto di "giudizio" sia quello della "libertà" nella scelta fondamentale tra il bene e il male, tra il rifiuto o l'adesione a Cristo salvatore. In termini sintetici ed efficaci, sant'Agostino ha scritto: "Uno insulta, l'altro crede, e colui che è in mezzo giudica" (Sermo 232, 6). E ancora: "In un unico luogo c'erano tre croci quando Cristo ha patito ed è morto: lui in mezzo, due ladroni da una parte e dall'altra. Se consideri la pena, niente è più simile: tuttavia uno dei ladroni sulla croce ha trovato il paradiso. Colui che è nel mezzo condanna il superbo, viene in soccorso dell'umile. Quel legno fu per Cristo il tribunale" (Morin, Sermo 11, 13).
In questa stessa linea scrive B. Maggioni: "Sbaglieremmo se nell'episodio dei due malfattori sottolineassimo soltanto la misericordia. In realtà è fortemente presente anche il giudizio, che è l'altra faccia della misericordia. Un peccatore guarda Gesù in croce e chiede perdono ed è accolto nel suo Regno. Un altro peccatore, peccatore come il primo, guarda lo stesso Gesù in croce e lo bestemmia. Perché uno sì e l'altro no? E' il mistero dell'amore di Dio e della libertà dell'uomo, che occorre sempre ricordare, ma che non si può scandagliare, se non ciascuno all'interno di se stesso. Di fronte alla croce, come a ogni altro gesto di Dio, gli esiti possibili sono due. E il lettore è invitato a confrontarsi con ambedue: con il primo per ricordare che la misericordia di Dio è sempre disponibile, e con il secondo per non dimenticare mai quel santo timore che rende umili e vigilanti" (I racconti evangelici della Passione, Assisi 1995, 300-301).