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Bangladesh 2005: un Paese che cambia!

DIARIO

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>>> Papa "mistico e missionario" tocca i cuori dei musulmani in Bangladesh ...

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P. Francesco Rapacioli

( da Rajshahi, Bangladesh )

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La capitale che diventa sempre più grande, l’influsso dell’Occidente su mode e valori,
l’Islam politico. Sono le nuove sfide della missione in Bangladesh.

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Spendo gran parte del tempo qui a Dinajpur, nella nostra casa regionale, dove c’è tanto spazio verde con addirittura un campo da calcio per i giovani della scuola tecnica e un lungo viale alberato davvero incantevole. Un anno è trascorso da quando mi è stata affidata la responsabilità della comunità del Pime in Bangladesh e, almeno per quanto mi riguarda, il bilancio è più che positivo.
È davvero prima di tutto un privilegio essere responsabile di questa comunità, anche se è importante continuamente interrogarci sul significato dell’essere missionari in un contesto rapidamente in evoluzione come quello asiatico.
La responsabilità maggiore dunque è nei confronti della comunità, anche se ho tempo sufficiente da dedicare ad altri impegni.
A Rajshahi vado per coordinare il servizio del centro per gli ammalati "Sick Shelter". Continuo a essere convinto che il servizio che questo centro offre sia davvero importante da diversi punti di vista. Oltre che garantire il trattamento medico o chirurgico a migliaia di persone che altrimenti non avrebbero accesso alle strutture ospedaliere, il centro davvero testimonia il Vangelo a tanti poveri e alle tante persone appartenenti a diverse fedi religiose, soprattutto mussulmani.
Oltre al Sick Shelter di Rajshahi, continuo anche l’impegno formativo nei confronti di vari gruppi di consacrati. Qualche mese fa abbiamo organizzato, insieme ai missionari saveriani, un "seminario" aperto particolarmente a consacrati e a sacerdoti diocesani.
Il corso aveva lo scopo di cercare di comprendere come si sta evolvendo il Paese. Abbiamo invitato personalità impegnate nella vita sociale, politica e culturale, e il quadro che ne è uscito non è davvero molto incoraggiante. È in aumento la criminalità, e non accenna a diminuire la corruzione dilagante (deteniamo da qualche anno il non invidiabile primato di paese più corrotto al mondo!). Anche la politica sembra essere ridotta a propaganda e guidata da logiche solamente partitiche e di interesse di gruppo. La crescente urbanizzazione (Dhaka conta già 12-14 milioni di persone, e potrebbe raddoppiare la sua popolazione nel giro di qualche decennio), crea problemi gravi per i residenti della già superaffolata metropoli. La città sta crescendo in modo selvaggio, non ci sono parchi né spazi verdi, e Dhaka risulta già una delle città più inquinate al mondo.
Dal punto di vista culturale la situazione è particolarmente fluida. Si avverte molto forte l’influsso dell’Occidente e il dilagare della televisione sta cambiando profondamente la mentalità della gente. Dal punto di vista religioso il Bangladesh non è più considerato un paese moderato. Ovunque si stanno costruendo moschee e scuole coraniche ("madrase"), dove gli studenti si limitano ad imparare l’"urdu", l’arabo, oltre che memorizzare il Corano. Un relatore ricordava come la costruzione di 50.000 "madrase" ha trasformato il Pakistan in un paese fondamentalista (l’unico a riconoscere l’allora governo talebano in Afghanistan), evidenziando il medesimo pericolo per il Bangladesh.
Si rischia sempre di essere eccessivamente pessimisti, ma non possiamo nasconderci qualche preoccupazione. Certo il paese sta crescendo molto rapidamente dal punto di vista economico, ma anche il solco tra poveri e ricchi si sta approfondendo. E la Chiesa, questo piccolo gregge, è chiamata testimoniare a questi uomini e donne la Buona Notizia. È un compito che ci appare a volte sproporzionato, anche se ci consola la promessa di Gesù ai suoi di rimanere con loro "fino alla fine del mondo". La percezione, nella fede, della sua presenza tra noi può davvero dare a questa chiesa, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, o i sospetti, la forza di testimoniare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Il mandato del Signore non è venuto meno. La missione, come sottolinea il Papa, è davvero solo agli inizi.
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P. Francesco Rapacioli

("Missionari del Pime" - Febbraio 2005)