GOCCE   IL CANTO DEL LEGNO   L'ANGELO CAPOVOLTO

Nei dodici anni di permanenza ad Hong Kong come missionario, mi è capitato di amare e apprezzare tanti lati positivi della cultura di quel grande popolo. Nella storia, geografia, arte dei cinesi occupa un posto privilegiato il bambù. Noi occidentali associamo il bambù a quel patetico e grazioso orsacchiotto, il panda, fiore all'occhiello degli animalisti che lottano per sottrarlo all'estinzione: il panda è un vorace divoratore dei bambù. Se il panda scomparisse dalla faccia della terra, certamente non morirebbe il bambù che ha una innata capacità di resistenza alle intemperie del climi e una forza prodigiosa di espansione. I cinesi lo venerano come un arbusto sacro e ci sono espressioni molto nobili per cantare la sua bellezza: per esempio dicono che "il bambù annuncia la pace ".

Ho provato l'ebbrezza di sostare davanti a un cespuglio di bambù e di sperimentare davvero un senso di pace. Se poi un giardino diventa una foresta sei destinato a entrare in uno stato di estasi. Provaci!

Un giorno lontano ho osato violare la pace di un giardino e con molta fatica ho reciso una canna di bambù per esplorarla nei suoi misteriosi lineamenti. Ho scoperto che la canna dentro è vuota ma interrotta da nodi esterni e da sezioni interne corrispondenti ai nodi, incomunicanti tra loro, come se custodissero un segreto, e per di più tappezzate da un velo bianco sottilissimo che nessuno vede. Forse per questo in Giappone chiamano queste intersezioni vuote "ricettacolo della divinità".

La mia esplorazione non si è fermata qui: sapendo la sua ricca simbologia della pace, ho scolpito con il traforo, sul tronco diviso verticalmente a metà, le immagini che per i cristiani sono simbolo e fonte di pace: Gesù Crocifisso e Maria, la Madre dei popoli.

La mia tecnica sì è perfezionata nel tempo, quel tempo che trovavo libero da impegni pastorali, che però da una parte era hobby prezioso, relax del corpo e della mente (altri si esercitano nello jogging, nel caratè, nel nuoto, nel giardinaggio...) e d'altra parte era stimolo per la riflessione, una specie dì cura per la concentrazione. Dal mio piccolo laboratorio sono usciti alcuni prodotti che riuscivano graditi ai cinesi appunto per il loro doppio significato: figure sacre su legno ritenuto sacro. Ho avuto il privilegio di ornare la persona del vescovo di Hong Kong con una croce pettorale di bambù. Al nostro console italiano della colonia ho fatto dono di un soprammobile di bambù. In varie cappelle ho lasciato lampade, crocifissi, candelieri. Molti amici cinesi si gloriavano di portare al collo una croce traforata di bambù.

Scherzosamente i miei confratelli della missione hanno coniato un detto rimasto però limitato allo spazio di amici. "Ciò che Raffaello ha fatto col pennello, Chan San Fu - il mio nome cinese - l'ha fatto con il bambù". Di vero l'espressione ha solo la rima perfetta e non ha trovato asilo in alcuna enciclopedia d'arte contemporanea...

Rientrato in Italia ho dato l'addio con nostalgia all'albero della pace ma il mio hobby non ha trovato pace fin quando non ho scoperto un altro albero che potesse impersonare la stessa simbologia e si adattasse allo svago... artistico. La natura della Liguria mi è venuta incontro con la ricchezza dei suoi ulivi, abbarbicati tenacemente sulle terrazze del paesaggio. L’ulivo è per la bibbia annuncio di pace, ma lo è forse anche per il suo DNA.

L'ulivo con la sua forza ha sfidato bufere, tempeste, incursioni di briganti, di pirati, di saraceni.

Ogni anno regolarmente produce i frutti che i contadini spremono nei frantoi e distillano nel liquore che indora la dieta mediterranea. Ma c'è di più: quando il vento sferza l'ulivo, fa vibrare le foglie, che espongono alla luce del sole, meglio se della luna, quel tocco di argento della superficie inferiore delle foglie, creando uno scintillio fosforescente, che ispira un non so che di... pace.

Dopo aver contemplato dei tronchi tagliati e ben sezionati, ho potuto ammirare una venatura che credo nessun albero dei nostri climi può esibire. E mi sono detto: qui c'è sostanza per me, qui posso far sprigionare fantasia, creatività, metter dentro vita nuova in una superficie che già di sua natura è una sinfonia di movimenti, luci, ombre, colori, linee segrete formatisi nei secoli. Cosi ho trasformato un sottoscala in un laboratorio dove l'ulivo mi fa tanta compagnia e mi dona anche iniezioni di pace!

P. Luciano Lazzeri