MISSIONE SPERANZA

IL "PIME" A NERVI    "DIO, PER TE, NON ESISTE LA MORTE"    PIME GENOVA - CASA S. GIUSEPPE

Era il tramonto. Il sole ritirava il suo fascio di luce oltre le montagne imbiancate di neve che sembravano trattenere gli ultimi raggi, quasi riluttanti a fare spazio al buio della notte. Nessuno riesce a fermare il corso inesorabile dei giorni e delle notti.

Noi vegliavamo presso il letto di ospedale, dove un fratello si stava spegnendo dopo una lunga agonia: i medici ci avevano informati, con squisita umanità, che non c’era più speranza. Noi vegliavamo con rassegnazione, non per fermare il tramonto ma per comunicare al fratello che si spegneva che vicino c’era chi non cessava di amarlo.

Nessuno può impedire la morte, né la medicina né l’amore più forte. Una angosciante realtà. Ma anche un mistero. L’angoscia in quel momento ci impedisce di chiamarla come San Francesco "Sorella morte". Di fronte al mistero si tace e si piange: è il silenzio della fede, è gesto di offerta; si affida e ci si fida della parola di Dio.

L’uomo nasce con un gemito e muore con un grido. Il gemito è un messaggio di gioia per il dono della vita, il grido è la consegna della vita all’autore della vita: è l’annuncio di una nuova nascita. "Ai tuoi amici, Signore, la vita non è tolta ma trasformata".

Mistero di morte e di risurrezione. "Io vi ho preceduto per prepararvi un posto". – "La vostra vita mi appartiene e nessuno può rapirla delle mie mani".

Nessuno può dire che la morte è un salto nel nulla che vanifica la fatica o il senso del vivere; c’è chi si aggrappa alla vita illudendosi di spremerle solo gioie e soddisfazioni. Ma dopo? I tesori che pensi di avere accumulato non ti faranno compagnia nella tomba.

Anche Gesù, come il fratello che ci ha lasciato, è morto con un grido. Il mistero di quel grido non è solo l’angoscia della morte ma un messaggio lanciato fino ai confini della terra, fino alla fine dei tempi, che la morte non è l’ultima parola, ma il trionfo della potenza dell’amore. "Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, perché chi crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna".

Gesù, chinato il capo, spirò. Stava presso la Croce sua Madre. Stava. Non distrutta dal dolore ma in piedi, con la forza della sua fede, raccogliendo l’ultimo respiro di suo Figlio che trasformava lei, prima di tutti, destinataria dello Spirito di vita, forza che vince il mondo, energia di amore, luce che rischiara il buio del tramonto e apre le porte della speranza che non delude.

E lo deposero in un sepolcro. Ma dopo tre giorni la pietra che lo chiudeva si scoperchiò.

La vita ha vinto la morte. Non ci furono più, da allora, tombe sigillate per sempre.

P. Luciano Lazzeri