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PREFAZIONE |
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Giacomo Bulgaro nacque a Corticelle Pieve (Bs) nel 1879 e a undici anni si trasferì con la famiglia a Brescia. Nel 1882 morì suo padre, lasciando nell'indigenza cinque figli ancora piccoli. Giacomo cominciò a lavorare nella bottega di un calzolaio. Aveva diciotto anni quando morì anche sua madre. Rimasto solo, si lasciò progressivamente condizionare da cattive compagnie ed abbandonò la pratica religiosa. La festa dell'Immacolata del 1913 segnò l'inizio della sua conversione. Nel santuario della Madonna di Corticelle ritrovò l'energia per rimettersi "sulle orme del Buon Pastore". |
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Per altri quindici anni visse a Brescia da laico esemplare, impegnato in una esemplare testimonianza di fede. Inaugurava ogni sua giornata con tre ore di preghiera nella chiesa parrocchiale di San Giovanni; collaborava nell'oratorio, in casa sua istruiva i piccoli che non frequentavano la chiesa, visitava ed aiutava i poveri. |
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A cinquant'anni entrò nel convento San Francesco di Brescia e vestì l'abito dei frati minori conventuali. Per un altro trentennio servì la portineria e i poveri con sorriso e pazienza. Continuò anche in convento il lavoro di calzolaio, rattoppando le scarpe dei frati, dei seminaristi e di tanti indigenti. |
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Il segreto della sua vita fu la preghiera continua e contemplativa, di cui aveva il dono. Visse l'obbedienza con radicalità, in dipendenza totale dai suoi superiori. Volle per sé l'ultimo posto in tutto, contento di servire senza apparire, nello stile di vita della Vergine Maria alla quale era affezionatissimo. |
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Nella sua autobiografia e nel diario spirituale, scritti per ordine dei superiori, con il povero linguaggio dell'uomo di pochi studi raccontò esperienze interiori e locuzioni che lo accomunano ai mistici. |
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Morì il 27 gennaio 1967 e fu sepolto nel cimitero cittadino. Nel 1991 il vescovo mons. Bruno Foresti concluse l'inchiesta canonica diocesana per la raccolta degli scritti e delle testimonianze sulla sua vita. Nel 1994 il corpo di fra Giacomo fu traslato ed inumato nella chiesa San Francesco, a Brescia. La sua tOmba, in una austera cappella, è meta di pellegrinaggio. |
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Di giorno in giorno cresce l'interesse per la figura del "poverello di Brescia" che, come san Francesco, passò dalla conversione all' amore fervente e alla configurazione con il Signore. |
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Fra Giacomo scrisse la sua autobiografia, su richiesta del confessore, e dal 1940 cominciò a comporre un diario spirituale nel quale esternò il suo anelito irrefrenabile al Signore. I suoi scritti, conservati nel convento San Francesco di Brescia, sono raccolti in 158 quaderni scolastici autografi e più di 1.500 fogli volanti. Il contenuto degli scritti suscita forte impressione. Il lettore è avvinto dalla storia di un credente che per vie collaudate, sgombre dai tranelli del sentimentalismo, s'infiamma al contatto con il Signore, sempre più amato, sempre più imitato. Gli scritti di fra Giacomo sono suggerimenti di vita spirituale, privi di ogni contenuto che possa solleticare la curiosità o suscitare meraviglia; sono "letterine d'amore" che trattano della reciproca passione tra il cielo e un umile frate di Brescia. |
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Le preghiere qui raccolte sono opera di fra Giacomo, anche se il curatore ne ha corretto il linguaggio e ha cancellato le ripetizioni. Una parte di queste preghiere è stata scritta integralmente dal Servo di Dio; un'altra parte è frutto di compilazione del curatore, che ha fuso insieme due o più brani, segnalati nelle note finali. Il contenuto delle preghiere, e gran parte della loro espressione formale, sgorgano dal cuore e dalla mano del Servo di Dio. |
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P. Lucio Condolo |
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