Quei "Monaci" sui monti dei "Curdi"
"Viaggio" a "Tur Abdin", tra un pugno di «servitori fedeli»,
che Dio non ha "dimenticato".
P. Claudio Monge*
("Mondo e Missione", Giugno-Luglio 2010)
Erano passati dieci anni dalla mia precedente "visita" nel "Sud-Est" della Turchia, in quella regione unica che si chiama "Tur Abdin": ritornarvi è stata un‘esperienza significativa e un'emozione forte. Il "Tur Abdin" è una regione lunga 80 km., a cavallo della "frontiera Turco-Siriana". A "Sud" di questo lembo di terra si trova la "mitica" Nusaybin (Nisiba), "Centro Cristiano" già celebre nel "IV Secolo d.C." per la sua "Università" (luogo di "formazione", non solo "teologica", per migliaia di studenti) e i suoi mille "giardini". Nella "Cripta" della "Chiesa" di "Mar Yacoub" ("San Giacomo") riposano le "spoglie" dell'omonimo "rappresentante" della "Chiesa d'Oriente" al "Concilio di Nicea" (325), fondatore dell'"Università" di Nisiba e "maestro" di Sant'Efrem, "Diacono", "Teologo" e "mistico" di straordinaria levatura. Ma Nisiba non era un faro isolato, perché tutta la regione del "Tur Abdin" – «la montagna dei servitori di Dio» – era un brulicare di "Monasteri’ (300 nella sola "montagna" di Edessa, ad "Est" di Nisiba, con più di 90mila "Monaci").
Alcuni di questi straordinari "Monasteri" sono ancora in funzione, in particolare Mor Gabriel, Mor Mattai e Deir el-Zaafaran, di recente restaurati ma ormai "Cattedrali" in un "deserto" prima di tutto "geografico" (la regione "rigogliosa" di un tempo, sopravvive solo a spizzichi, grazie agli "invasi" d'acqua voluti da Mustafa Kemal, "padre" della Turchia "moderna") e poi "umano": un "Vescovo Metropolita" e un "Monaco" a Deir el-Zaafaran, un «contingente» poco più nutrito a Mar Gabriel, grazie anche a una piccola "Comunità" di "Monache". Tutt'intorno, nella "pianura" dominata da questi «Monasteri fortezze», una lunga litania di "villaggi" – un tempo quasi interamente abitati da popolazione "Assiro-Caldea" che, in seguito all'invasione dei "Mongoli" di Tamerlano del 1380 trovarono rifugio sui "monti" del Kurdistan – sono stati progressivamente abbandonati. Prima perseguitati dai "Curdi", poi (a partire dagli "Anni '80") costretti ad evacuare dall'"Esercito Turco" in piena "guerra" contro il "Pkk". Un mondo, dunque, che sembra far "naufragio", tra l'indifferenza generale, anche perché rappresenta un'identità orgogliosamente "refrattaria" a ogni "integrazione". «Noi eravamo qui – sibilano i più "anziani" che si sono rifiutati di "emigrare" – prima dei "Bizantini", prima dei "Cattolici’ e prima dei "Protestanti"!». La loro appartenenza, più che un "retaggio teologico", è un «orgoglio etnico»: né "Turchi", né "Curdi", sono fondamentalmente "perseguitati" da entrambi e neppure protetti dallo "Statuto" riconosciuto ad "Armeni" e "Greci" dal "Trattato di Losanna" (1923).
Yusuf, il più giovane dei tre "Monaci" rimasti a Mor Gabriel, non sembra curarsi molto dei propositi piuttosto "pessimisti" e venati di "diffidenza" verso qualsiasi presenza "estranea" (benché "Cristiana") del suo "Vescovo" Samuel Aktas. Quest'ultimo ha tentato di riportare la "vita spirituale" nel "Monastero" dopo che, ancora agli inizi degli "Anni '80", "fazioni Curde" lo avevano saccheggiato. Con i "finanziamenti" della "Comunità Assira" della "Diaspora", ha rifatto splendere i "muri" che raccontano una storia "gloriosa", ma gli ambienti sono drammaticamente troppo grandi per le poche "anime" che li abitano. Yosuf ammira il coraggio del "Metropolita" e, quasi "pudicamente", mi sussurra i suoi meriti, ma il suo sguardo vivace, che tradisce la ancora giovane età, sembra guardare più lontano, aggrappato al senso di una "fedeltà spirituale" a quel Dio, che non ha dimenticato la "montagna" dei suoi "servitori fedeli". Quando gli chiedo se ci sono giovani "aspiranti" alla "vita monastica", con un sorriso mi risponde: «Passa molta gente!» ma, mi lascia intendere, che è troppo di fretta per afferrare il "messaggio" del "silenzio".
* "Centro Domenicano per il Dialogo", Istanbul (Turchia)