È quella presenza "rasserenante",
che ci rende "lieti"!
Il "credente" sa che, quando "cade", finisce tra le "braccia" del "Padre".
La "gioia" è un "effetto" della "presenza" di Dio, nella nostra "vita".
Don Nicolò Anselmi
Responsabile del Servizio Nazionale della Pastorale Giovanile
Qualche anno fa, venne pubblicato un Libro: "L’ospite inquietante: il nichilismo e i giovani"!
Il Testo ebbe un certo successo; nel Libro, l’Autore parlava della situazione giovanile, descrivendola come abitata da una profonda inquietudine, da un malessere. L’"ospite inquietante", citato nel Titolo, è, secondo l’Autore, il nulla, il vuoto, il "non-senso" dell’esistenza, generatori di sofferenza e tristezza, nella vita di tanti giovani; l’"ospite inquietante", in fondo, è un "non-ospite"; non c’è nessuno, nell’intimo di tanti giovani: o, meglio, c’è la solitudine...
Fortunatamente, la vita di molti ragazzi è, invece, abitata da una presenza rasserenante, pacificante, che genera gioia e letizia; si tratta della presenza di Dio, una presenza amorevole, che sempre accoglie e perdona! Gli occhi della fede permettono di sapere che Dio è con noi, sempre; chi crede, non è mai solo; chi crede, non può essere triste, perché sa che la propria vita è nelle mani di Dio; il credente sa che, quando cade, non cade nel vuoto, bensì fra le braccia di Dio Padre; dice il "Salmista": «Se anche camminassi per una valle oscura, non temerò alcun male, perché tu sei con me!»; canta Santa Teresa d’Avila: «Nulla ti turbi, nulla ti spaventi: solo Dio basta!».
Tutti i giorni, durante la Messa, poco dopo il "Padre Nostro", mi trovo a dire, rivolgendomi a Gesù: «Con l’aiuto della tua misericordia, vivremo sempre, liberi dal peccato, e sicuri da ogni turbamento!», da ogni inquietudine, da ogni paura; per me, è una delle Preghiere più belle della Liturgia Eucaristica. Una delle espressioni più frequenti della "Bibbia" è: «Non temere!». Nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, anche nella malattia, la consapevolezza che Dio è vicino trasforma la sofferenza in gioia, in letizia...
La gioia è un effetto della presenza di Dio nella nostra vita, è un dono che viene dall’alto; ce ne accorgiamo quando tentiamo, goffamente, con le nostre sole forze, di cambiare la tristezza in letizia: «Da domani, sarò più gioioso!». Ma non ci riusciamo!
Le persone che vivono nel Signore sono liete, gioiose; sto pensando alla gioia di alcune Suore di Clausura, che ho incontrato: che luce nei loro occhi, che allegria sul loro volto, che voglia di scherzare, danzare, cantare, a tutte le età... Dio vuole la nostra gioia! Gesù ha dato la vita, per la nostra gioia!
Benedetto XVI, nel "Messaggio" per la "GMG 2012", si è rivolto ai giovani, con le parole di San Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore!»; invitare i giovani ad essere lieti, equivale ad invitarli a credere, a lasciare vivere Gesù nella propria vita, a fidarsi totalmente di Dio, a seguire il "Vangelo", sull’esempio di San Francesco, un «esperto» di "perfetta letizia"!
Nella mia vita, con alcune persone, adulti e giovani, ho avuto la precisa sensazione di essere stato un "Servo" dello Spirito Santo, affinché accogliessero il dono della fede e, quindi, della gioia; sono questi i più bei ricordi, del mio Ministero; chiedo al Signore la Grazia, di non stancarmi di essere Missionario!
("Avvenire", 4/4/’12)